Fusione fredda: Intervista al celebre professor Calamai (INFN), eccezionalmente in visita a Potenza
Questa settimana in
occasione di una visita fatta dall’ingegner Mauro Botarelli (autore del libro Big Bang reietti dall’Eternità) presso
il Medical Dental Project a Potenza, diretto dal Dottor Nicola Straziuso,
abbiamo incontrato il professore Odoardo Maria Calamai del National Institute
Nuclear Physic (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), uno dei maggiori
esperti di nucleare a livello internazionale con il quale abbiamo affrontato un
ampia panoramica di tematiche legate al nucleare e alle energie rinnovabili e
se queste possano rappresentare realmente una risorsa.
Prof.Calamai
ci può spiegare di cosa si occupa?
“Sono
un professore associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e mi occupo
di energie rinnovabili, in particolare delle così dette energie di bassa
potenza (reazioni nucleari a bassa energia) meglio note come Fusione Fredda. Quando
si parla di Fusione Fredda spesso si parla a sproposito perché nel passato ci
sono state tante avvisaglie attraverso le quali si pensava di aver risolto il
problema quando questo è ancora sulla strada della risoluzione. Oggi si ritiene
che la radioattività sia qualcosa di pericoloso, la realtà non è così. Anche
l’Aspirina per esempio è pericolosa, se uno ne assume troppa può incorrere in
problemi, così è la radioattività, così sono i veleni, così sono tutte le cose
quando vanno oltre il limite. Nel nostro settore oggi troviamo enormi difficoltà
nella capacità di ascolto di altri colleghi perché la Fusione Fredda tradisce
le canoniche leggi della fisica e per tali ragioni non viene nemmeno presa in
considerazione. In realtà episodi di Fusione Fredda avvengono quotidianamente
producendo energia e quindi calore, ma è proprio questo quello che non si vuole
fare capire perché si tratta di energia elettromagnetica che, contenendo i
neutroni ( che sono considerati gli elementi
pericolosi per la vita delle persone) è sottoposta ad un processo di
demonizzazione”.
Quanto
sono importanti le energie rinnovabili da un punto di vista politico e sociale?
“Proprio
un anno fa abbiamo tenuto un convegno sulla correlazione tra energia, ambiente
e società. Per non essere schiavi di produttori di petrolio che normalmente
provengono da regioni politicamente instabili, come ad esempio la Siria o la
Libia, le energie rinnovabili sono vitali. Valutando quello che è avvenuto a
Fukushima un anno dopo, oltre 15mila
morti sona stati la conseguenza dell’evento calamitoso e non da una possibile esplosione nucleare. È
stato accertato che per il nucleare non v’è stato ancora nessun decesso e
nemmeno ce ne aspetteremo in seguito. Gli ultimi dati ci dimostrano come a 10km
di distanza dalla centrale, il livello di radiazione residua è pari se non
inferiore a quello che si ha nella provincia di Viterbo. Senza contare che
esistono zone sulla terra dove le radiazioni di fondo sono cento volte
superiori , basti pensare a piazza San Pietro piena di sanpietrini che
contengono il torio e dunque sono
radioattivi”.
Perché
si ha paura del nucleare?
“Perché
è qualcosa che non si vede ed è facile, contro qualcosa di invisibile, lanciare
un’accusa che la maggior parte delle persone non è capace nemmeno di
intravedere, di poter immaginare. Si agisce sulla paura dell’individuo, una
paura che l’uomo ha per qualcosa che non conosce. Molti, purtroppo, si fanno
gioco di questa paura per demonizzare qualcosa che invece potrebbe essere di
notevole utilità in attesa che gli altri due aspetti dell’attività nucleare,
cioè la Fusione a bassa energia e ad alta energia , possano trovare compimento.
Già alcuni esperimenti sulle reazioni nucleari a basso livello sono diventate
reali, ma molto ancora si deve fare. Purtroppo ci portiamo dietro la scomoda eredità
del passato che ha confuso la morte con il nucleare. Senza il ricorso all'energia nucleare, così com'è fattibile attualmente e realisticamente, possono essere compromessi la competitività delle industrie italiane e i bilanci delle famiglie".
Sarebbe
auspicabile, secondo lei, creare un cultura che veda nel nucleare un risorsa
piuttosto che un ostacolo?
“Bisognerebbe
iniziare a diffondere la cultura del nucleare nelle scuole e portare a
conoscenza quello che poi ogni singolo
studente sperimenta. Dobbiamo capire che noi viviamo permeati da questo, senza
la radiazione elettromagnetica non riusciremmo neanche a vivere. Abbiamo
provato a riunirci in associazione per salvaguardare la dignità della scienza,
ma incontriamo molta difficoltà e avversione mediatica. Difficilmente siamo in
televisione dove si prediligono gli stregoni che essendo tuttologi riescono a
parlare di tutto e di più dandone un’interpretazione che non è quella reale.
Dobbiamo pensare che un individuo se si espone al sole accumula una quantità
enorme di radiazioni rispetto al quantitativo che viene considerato dannoso,
allora mi domando: Perché l’uomo non ha paura del sole, ma ha paura del
nucleare? Dobbiamo assolutamente bloccare il processo di demonizzazione operato
nei confronti della scienza nucleare.
Dobbiamo partire dalle scuole in maniera tale da arrivare nella
condizione in cui i figli arrivino ad educare i propri padri, solo questa può
essere la soluzione. Con l’Associazione Galileo 2001 abbiamo iniziato questo
processo facendo visita ad alcuni licei di Genova, Roma, Livorno in maniera
tale da diffondere le nostre competenze e compatibilmente con le esigue risorse
economiche di cui disponiamo, avviare dibattiti di un certo livello che
affrontino seriamente le questioni legate alla correlazione tra
Clima-Energia-Società”.
* Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 21 Aprile 2012
* Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 21 Aprile 2012