lunedì 1 ottobre 2012

Quel Ragazzo con la voglia di correre


Intervista a Niki Icuchi, pilota potentino con la passione per lo “slalom”


È una delle rivelazioni di questa stagione di corse, appassionato sin da piccolo delle quattro ruote quest’anno,  dopo aver “rispolverato” dal vecchio garage la  Renault 5 che il padre per oltre vent’anni ha fatto gareggiare in ogni strada della regione e non solo, ha deciso di mettersi alla prova riuscendo ad ottenere ottimi risultati. Stiamo parlando del potentino Niki Ichuchi e noi di Controsenso, alla vigilia del “Nono Slalom Comune di Montescaglioso- Secondo Memorial Pierluigi Leo” che si correrà domani sul circuito della cittadina materana e organizzato da Basilicata Motorsport, lo abbiamo incontrato per una chiacchierata. 
Niki come è nata la tua passione per i motori?
“La passione per i motori e per le quattro ruote c’è sempre stata fin da piccolo. Mio padre ha gareggiato per oltre venti anni, per cui posso dire che sono nato in quest’ambiente estremamente stimolante. Erano anni che volevo mettermi alla prova e lo scorso anno, per passatempo, ho deciso di ristrutturare la Renault 5 GT Turbo che mio padre aveva scrupolosamente conservato in garage. Dopo averla ultimata grazie anche alla collaborazione del preparatore Giuliano, il primo luglio di quest’anno, giorno del mio compleanno, ho partecipato alla mia prima gara ufficiale. Domani sarà la quinta gara della stagione, purtroppo per problemi tecnici dovrò gareggiare con un’altra automobile, una Peugeot 106 messa a disposizione dall’amico Salvatore Ciampi”. 
Quando guidi cosa provi?
“Quando sono  in auto l’adrenalina sale alle stelle e cerco sempre di dare il meglio di me. In quel momento ci siamo io e la vettura, tutta la mia passione cerco di trasferirla sui pedali e sul volante”. 
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Per il futuro spero di riuscire  a migliorare la mia automobile e le mie prestazioni in tutti gli aspetti e, con qualche piccolo sacrificio, portare a casa risultati sempre migliori. Sono molto soddisfatto della scelta presa e di esser riuscito a coronare il mio sogno, per questo devo ringraziare in particolar modo mio padre che mi ha dato la possibilità di poter guidare e di mostrare le mie qualità. Inoltre un ringraziamento particolare lo farei anche a mio zio che, credendo in me, mi ha fatto da guida nel corso delle gare”. 

*di Luca Santoro, tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del  22 settembre 2012

mercoledì 25 aprile 2012

<<Nucleare? Sì, grazie!>>
Fusione fredda: Intervista al celebre professor Calamai (INFN), eccezionalmente in visita a Potenza

 
Questa settimana in occasione di una visita fatta dall’ingegner Mauro Botarelli (autore del libro Big Bang reietti dall’Eternità) presso il Medical Dental Project a Potenza, diretto dal Dottor Nicola Straziuso, abbiamo incontrato il professore Odoardo Maria Calamai del National Institute Nuclear Physic (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), uno dei maggiori esperti di nucleare a livello internazionale con il quale abbiamo affrontato un ampia panoramica di tematiche legate al nucleare e alle energie rinnovabili e se queste possano rappresentare realmente una risorsa.
Prof.Calamai ci può spiegare di cosa si occupa?
“Sono un professore associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e mi occupo di energie rinnovabili, in particolare delle così dette energie di bassa potenza (reazioni nucleari a bassa energia) meglio note come Fusione Fredda. Quando si parla di Fusione Fredda spesso si parla a sproposito perché nel passato ci sono state tante avvisaglie attraverso le quali si pensava di aver risolto il problema quando questo è ancora sulla strada della risoluzione. Oggi si ritiene che la radioattività sia qualcosa di pericoloso, la realtà non è così. Anche l’Aspirina per esempio è pericolosa, se uno ne assume troppa può incorrere in problemi, così è la radioattività, così sono i veleni, così sono tutte le cose quando vanno oltre il limite. Nel nostro settore oggi troviamo enormi difficoltà nella capacità di ascolto di altri colleghi perché la Fusione Fredda tradisce le canoniche leggi della fisica e per tali ragioni non viene nemmeno presa in considerazione. In realtà episodi di Fusione Fredda avvengono quotidianamente producendo energia e quindi calore, ma è proprio questo quello che non si vuole fare capire perché si tratta di energia elettromagnetica che, contenendo i neutroni ( che sono considerati gli elementi  pericolosi per la vita delle persone) è sottoposta ad un processo di demonizzazione”.
Quanto sono importanti le energie rinnovabili da un punto di vista politico e sociale?
“Proprio un anno fa abbiamo tenuto un convegno sulla correlazione tra energia, ambiente e società. Per non essere schiavi di produttori di petrolio che normalmente provengono da regioni politicamente instabili, come ad esempio la Siria o la Libia, le energie rinnovabili sono vitali. Valutando quello che è avvenuto a Fukushima  un anno dopo, oltre 15mila morti sona stati la conseguenza dell’evento calamitoso  e non da una possibile esplosione nucleare. È stato accertato che per il nucleare non v’è stato ancora nessun decesso e nemmeno ce ne aspetteremo in seguito. Gli ultimi dati ci dimostrano come a 10km di distanza dalla centrale, il livello di radiazione residua è pari se non inferiore a quello che si ha nella provincia di Viterbo. Senza contare che esistono zone sulla terra dove le radiazioni di fondo sono cento volte superiori , basti pensare a piazza San Pietro piena di sanpietrini che contengono il torio  e dunque sono radioattivi”.
Perché si ha paura del nucleare?
“Perché è qualcosa che non si vede ed è facile, contro qualcosa di invisibile, lanciare un’accusa che la maggior parte delle persone non è capace nemmeno di intravedere, di poter immaginare. Si agisce sulla paura dell’individuo, una paura che l’uomo ha per qualcosa che non conosce. Molti, purtroppo, si fanno gioco di questa paura per demonizzare qualcosa che invece potrebbe essere di notevole utilità in attesa che gli altri due aspetti dell’attività nucleare, cioè la Fusione a bassa energia e ad alta energia , possano trovare compimento. Già alcuni esperimenti sulle reazioni nucleari a basso livello sono diventate reali, ma molto ancora si deve fare. Purtroppo ci portiamo dietro la scomoda eredità del passato che ha confuso la morte con il nucleare. Senza il ricorso all'energia nucleare, così com'è fattibile attualmente e realisticamente, possono essere compromessi la competitività delle industrie italiane e i bilanci delle famiglie".

Sarebbe auspicabile, secondo lei, creare un cultura che veda nel nucleare un risorsa piuttosto che un ostacolo?
“Bisognerebbe iniziare a diffondere la cultura del nucleare nelle scuole e portare a conoscenza  quello che poi ogni singolo studente sperimenta. Dobbiamo capire che noi viviamo permeati da questo, senza la radiazione elettromagnetica non riusciremmo neanche a vivere. Abbiamo provato a riunirci in associazione per salvaguardare la dignità della scienza, ma incontriamo molta difficoltà e avversione mediatica. Difficilmente siamo in televisione dove si prediligono gli stregoni che essendo tuttologi riescono a parlare di tutto e di più dandone un’interpretazione che non è quella reale. Dobbiamo pensare che un individuo se si espone al sole accumula una quantità enorme di radiazioni rispetto al quantitativo che viene considerato dannoso, allora mi domando: Perché l’uomo non ha paura del sole, ma ha paura del nucleare? Dobbiamo assolutamente bloccare il processo di demonizzazione operato nei confronti della scienza nucleare.  Dobbiamo partire dalle scuole in maniera tale da arrivare nella condizione in cui i figli arrivino ad educare i propri padri, solo questa può essere la soluzione. Con l’Associazione Galileo 2001 abbiamo iniziato questo processo facendo visita ad alcuni licei di Genova, Roma, Livorno in maniera tale da diffondere le nostre competenze e compatibilmente con le esigue risorse economiche di cui disponiamo, avviare dibattiti di un certo livello che affrontino seriamente le questioni legate alla correlazione tra Clima-Energia-Società”.

 * Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 21 Aprile 2012

mercoledì 21 marzo 2012

San Gerardo salvi Piazza Prefettura

Quello che sta succedendo in questi giorni in Piazza Prefettura a Potenza ha dell’incredibile, a poco più di due mesi dalla Festa Patronale che, negli ultimi anni, ha ritrovato il giusto appeal grazie anche e soprattutto all’encomiabile contributo di tanti giovani della città che, per amore di quest’ultima, hanno messo cuore, idee ed energie per ravvivare il salotto più importante del capoluogo, l’amministrazione comunale ha, in maniera del tutto sconsiderata soprattutto nel rispetto di chi per anni si è prodigato per rendere il giusto tributo al Santo Patrono, deciso di transennare un pezzo di storia della città “ingabbiando”, è proprio il caso di dirlo, le speranze dei tanti potentini che, già da tempo, stavano preparando l’evento. Penso che una città capoluogo e il suo Santo Patrono meritino più rispetto, l’amministrazione comunale ha nuovamente “toppato” dimostrando, ancora una volta, uno scarso attaccamento alle tradizioni di questa città visto e considerato che da sempre le festività in onore di San Gerardo si svolgono in quel preciso periodo dell’anno.  Senza entrare nei tecnicismi riguardanti poi il progetto di riqualificazione della piazza che, a primo impatto, sembra non avere nulla a che fare con la storicità del luogo in questione e senza  considerare la durata dei lavori la speranza è che il prima possibile qualcuno da lassù  intervenga per porre fine a questo degrado. 

giovedì 8 marzo 2012

PETROLIO: CSAIL-INDIGNATI, PROMUOVIAMO REFERENDUM

* ricevo e pubblico dall'amico Filippo Massaro


Per la seconda volta in pubblico (questa volta a Corleto Perticara) il subdolo Governatore-sceicco“sfida” le comunità della Val d’Agri e del Sauro ad indire un referendum sul futuro delle estrazioni petrolifere. Credo sia giunta l’ora per raccogliere la “sfida” e raccogliere le firme del referendum destinato a diventare un referendum popolare sulla gestione che sinora  la Giunta Regionale, vergognosamente e impropriamente, ha fatto delle risorse petrolifere con tutti problemi connessi e subiti dalle comunità che vivono nella regione lucana del Niger. Un’occasione per dire tante volte “no”scrivendolo una sola volta sulla scheda.
A sostenerlo è il presidente del Csail-Comitato Indignati Lucani Filippo Massaro che rivolge un appello a tutte le associazioni, movimenti, organismi civici a definire l’iniziativa di cui non ha alcun senso pensare a primogeniture quanto piuttosto è utile riunificare il fronte di opposizione alla strategia del petrolio, perseguita dalla Regione, che arricchisce solo le compagnie e qualche losco personaggio .
La debolezza della posizione di De Filippo – aggiunge Massaro – è sin troppo evidente nel linguaggio che usa quando parla in pubblico piuttosto che nell’aula del Consiglio Regionale. Intanto, le dimenticanze, come quella gravissima della vicenda dei fanghi di lavorazione di Tempa Rossa 2 rinvenuti nelle campagne di Corleto. Meno male che si è svegliata dal torpore l’Assessore all’Ambiente Mazzocco che, a distanza di qualche giorno, è uscita allo scoperto per ora con una dichiarazione di buona volontà. Sia chiaro nulla di nuovo: la solita liturgia politichese dell’impegno a perseguire gli inquinatori. E’ proprio la gestione dell’ennesimo caso di emergenza ambientale nel Sauro – dice il presidente Csail-ComitatoIndignati – che ci porta a non avere alcuna fiducia nella Giunta Regionale come nell’Arpab e tanto meno in quello che continua ad essere uno strano “oggetto misterioso” che è l’Osservatorio Ambientale diMarsiconuovo e ad invocare un nuovo Risorgimento come quello del 1860 contro i moderni Borboni che rapinano e affamano il popolo nonostante l’ “oro nero”. Per questo non ci resta che la strada dell’Insurrezione Popolare che lo strumento del Referendum ci offre per stanare il Governatore-sceicco- De Filippo dall’atteggiamento pseudo democratico di disponibilità all’ascolto dei problemi e dei bisogni del popolo del petrolio. Non è più tempo di ascolto formale. Dalle solite e stucchevoli parole è ora di passare ai fatti.
Filippo Massaro Csail-Comitato Indignati Lucani  

sabato 4 febbraio 2012

Terremoti, ipotesi di un "avviso di chiamata"

Secondo alcuni ricercatori "outsiders" è possibile prevedere con largo anticipo i disastri. Ma chi è che non vuole diffondere queste notizie?

Più volte ci siamo occupati, grazie anche gentile collaborazione di esperti del settore provenienti dall’Università degli Studi della Basilicata, di terremoti e di tutte le problematiche che essi comportano ma non solo, abbiamo analizzato in maniera dettagliata cos’è il Rischio Sismico, come si sviluppano tecniche di costruzioni antisismiche e tutto ciò che ruota intorno a calamità naturali di questa portata. Nelle nostre indagini ci siamo posti moltissime domande alle quali i nostri esperti hanno saputo rispondere in maniera completa e professionale informandoci sul fatto che fino ad oggi molto si è fatto, ma ancora tanto si dovrà fare. Alla luce di tutte queste informazioni pervenute fino a questo momento aggiunte alle modernissime tecniche di rilevamento sismico e alla grande prevenzione che nel corso degli anni è stata imposta oggi possiamo porci un ulteriore domanda, forse la più banale, ma anche la più difficile da un  punto di vista interpretativo: Ma è possibile prevedere i terremoti? Fornire delle risposte adeguate a questa domanda diventa un compito arduo anche perché esporsi in maniera diretta a temi delicati come questo rischierebbe di generare quello che tutti comunemente chiamano “terrorismo psicologico”. Esistono diverse teorie che gravitano attorno al tema della prevedibilità, navigando su Internet, siamo venuti a conoscenza di particolari algoritmi che sarebbero in grado di prevedere un evento sismico con un attendibilità pari all’80%. In un articolo pubblicato dalla rivista Scienza@Trieste.it nell’ottobre del 2004 si parla proprio di prevedibilità di terremoti. Pare che da oltre trent’anni un gruppo di scienziati russi, americani, giapponesi ed italiani stiano lavorando a questo risultato. L’idea nata dal russo Vladimir Keilis-Borok, di oltre 90 anni, nel corso del tempo ha ottenuto una cassa di risonanza così elevata tanto da muovere gli interessi anche di chi, apparentemente, in questo campo c’entra ben poco, ma procediamo per gradi. Borok, fondatore dell’ International Institute  of Earthquake Prediction Theory and Mathematical Geophysics, intuì che i grandi terremoti possono essere preannunciati dalle scosse  minori che interessano le regioni sismiche quasi quotidianamente. Sono quattro i sintomi che possono indicare l’approssimarsi di un forte terremoto: le piccole scosse diventano più frequenti, tendono a raggrupparsi nel tempo, si verificano simultaneamente in aree distanti e infine la loro intensità media cresce. Gli algoritmi sviluppati, quindi, sono in grado di indicare, a partire dai dati della sismicità minore, l’imminenza di grossi terremoti. Gli algoritmi in questione sono l’M8 e CN. Il primo, l’M8, prevede, sia pure con grande approssimazione sull’area e sul tempo, il 90% dei terremoti con magnitudo superiore ad 8. Nel giugno del 2003 il gruppo di ricerca iniziò a prevedere un sisma con magnitudo di almeno 6.4 entro nove mesi in una zona relativamente piccola della California meridionale, il 22 dicembre 2003 un sima di magnitudo 6.5 colpì la cittadina di San Simeon. Nel luglio 2003 Keilis-Borok con i colleghi giapponesi fece una previsione di un terremoto di magnitudo superiore a 7 entro 5 mesi, a Hokkaido, il 25 settembre 2003 un fortissimo terremoto di magnitudo 8.1 devastò l’isola. Pare anche che nel settembre 2008 il gruppo di matematici avesse avvertito un allarme per il centro Italia prevedendo che nel 2009 si sarebbe verificato un grande evento sismico proprio in quelle zone, è ormai sotto gli occhi di tutti cosa è successo a L’Aquila  il 6 aprile dello scorso anno. Ma se questi algoritmi sono così veritieri perché queste informazioni non vengono divulgate? Se veramente il sisma de l’Aquila era stato previsto perché non si sono prese misure di sicurezza? Indagando su internet siamo venuti a conoscenza che dietro a questo bavaglio divulgativo ci sarebbe la mano di alcune compagnie assicurative ovviamente stiamo parlando a livello mondiale anche perché in Italia l’assicurazione obbligatoria contro i danni provocati dalle calamità naturali ancora non esiste. Anche se l'Italia è un paese esposto alle calamità naturali (terremoti, dissesti idrogeologici, eruzioni vulcaniche, eccetera), solo quando si verifica un grave evento si parla di politiche economiche volte a trovare le risorse per coprire i danni a persone, ambiente e attività produttive. Attualmente non esiste alcuna legge che imponga allo Stato di indennizzare tali danni. È però prassi consolidata che dopo ogni calamità il governo intervenga con provvedimenti specifici, per esempio una tassa una tantum, e reperisca così somme di denaro per effettuare gli interventi di soccorso, ripristinare le strutture viabilistiche, indennizzare i danni subiti da enti pubblici, dai privati e dalle imprese. Nel resto del mondo, invece, le compagnie di assicurazione sono in grado di offrire polizze sulle calamità naturali, e in particolare sui terremoti, sulla base delle probabilità di accadimento in un determinato contesto territoriale utilizzando proprio i sistemi di prevedibilità che permettono di definire le zone a Rischio Sismico. Al problema dell'ingente entità dei danni, che potrebbe comportare difetti di solvibilità per le compagnie di assicurazione, si è pensato di ovviare verso soluzioni interne che rientrano nel famoso bavaglio di cui parlavamo in precedenza. Vere o false che siano queste notizie ci destano molta preoccupazione, è innegabile che stiamo parlando di un business enorme su scala mondiale, ma è possibile che la brutalità dell’essere umano arrivi fino a questo punto giocando con la vita delle persone? Eppure sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini de L’Aquila distrutta, di gente sommersa sotto le macerie, di morte, di dolore. Da parte nostra non possiamo fare nient’altro che divulgare queste informazioni, se esistono metodi fortemente attendibili di previsioni di eventi di calamità naturali occorre saperlo. L’Italia non è la California, dove molti terremoti riguardano zone desertiche ecco perché si rende necessaria la divulgazione  di questi algoritmi capaci di prevedere i terremoti.  Dobbiamo fare in  modo che la prossima previsione venga resa pubblica e che non rimanga segreta al solito gruppo ristretto. Con azioni di prevenzione mirate all’organizzazione e all’efficienza dei soccorsi si potrebbero evitare numerosi disastri.


* Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 12 Giugno 2010

giovedì 26 gennaio 2012

Potenza: l'amianto che non ti aspetti

Sono tre le "zone rosse" caratterizzate dalla presenza di capannoni abbandonati

L’amianto, meglio noto come fibra killer, ha fatto sinora migliaia di vittime e, per tali ragioni, può essere considerato un esempio di come le ragioni economiche e la salute non vadano necessariamente di pari passo. Il rischio amianto è un problema che non ha e non deve avere bandiere politiche, in quanto chiunque e senza preavviso può diventare il bersaglio di questo temibile male che non lascia speranze. In origine, questo minerale, vantava eccezionali caratteristiche fisiche a cominciare dalla refrattarietà al fuoco e, soprattutto, un basso costo. È per questo che nel giro di poco tempo lo si è ritrovato un po' dappertutto sottovalutando la sua pericolosità. A fare la parte del leone è stata l'edilizia, dove l'amianto veniva impiegato tanto come spray da applicare a elementi metallici o altro con funzioni isolanti, oppure impastandolo con altri materiali a cominciare dal cemento. In questo modo si aumentava la resistenza del cemento contenendo il peso e rendendo più facile realizzare elementi prefabbricati. In Italia il cemento-amianto è noto come Eternit, utilizzato soprattutto per la realizzazione di coperture di tetti.  In Italia dal 1992 (legge 257/1992) è proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto. Di conseguenza, dal 1992 in poi non è possibile l’utilizzo di amianto nell'edilizia. Sfortunatamente, anche se la legge è in vigore da molti anni il pericolo non può dirsi superato ne è un esempio la Basilicata e la città di Potenza nello specifico. Da un censimento effettuato dall’autorevole quotidiano, Il Sole 24 Ore, sono stati evidenziati, in Basilicata, 199 edifici pubblici e 165 privati contaminati da amianto. In più sono stati ritrovati circa 10.800 metri cubi in due discariche abusive oltre ad essere individuati 400mila metri quadrati di coperture e oltre 600mila metri cubi di amianto friabile. Questo in tutta la regione ma, ci è stato segnalato da fonti attendibili, solo a Potenza ci sarebbero oltre 12mila metri quadrati di lastre di amianto. Si tratta di capannoni dismessi che ormai da anni versano in uno stato di abbandono facendo da cornice al panorama della città. Sono tre le zone di Potenza in cui è presente l’amianto. Nella prima zona siamo all’uscita di Potenza Ovest presso il raccordo stradale che porta allo svincolo direzione Pignola-Rifreddo, qui sulla sinistra giacciono i capannoni di una società fallita a metà degli anni ottanta. C’è chi lo ha definito il “Benvenuti a Potenza” nel senso di far capire sin da subito cosa c’è nella nostra città. Qui in un area di circa 2mila metri quadrati sarebbero presenti circa mille lastre di amianto. Spostandoci verso la seconda zona percorriamo Viale del Basento e troviamo i capannoni dell’ex Fabbrica Magneti Marelli, qui la situazione è ancora più complessa su di un’area di 10mila metri quadrati ben 5mila sono occupati da lastre di amianto, ma ancora non è finita spostandoci un po’ più avanti ci troviamo nel cuore della Cip Zoo, qui in una zona della città in cui, un tempo, si sognava la realizzazione del nuovo stadio, di un parco tematico  e di un’ulteriore sede universitaria, troviamo solo cumuli di macerie oltre che la presenza di ben sei capannoni dove sarebbero presenti oltre 6mila lastre di amianto. Si tratta di tre zone che, seppur leggermente periferiche, devono mantenere alto il livello di guardia perché la presenza di amianto a pochi passi dal centro abitato potrebbe provocare conseguenze ancor più gravi rispetto a quelle che si registrano oggi. Ma di chi sono le responsabilità e come potrebbe essere risolto il problema? Istintivamente, verrebbe da pensare che il modo migliore sia rimuovere gli elementi in amianto e stoccarli in posti sicuri, ma non è esattamente così. In molti casi rimuovere l'amianto può causare repentini e pericolosi  innalzamenti della quantità di fibre presenti nell'aria. Nel caso dei tetti di Eternit che si stanno degradando, per esempio, la soluzione più razionale è rivestire gli elementi con sostanze che intrappolino le fibre (materiali plastici) , operazione che viene definita di incapsulamento, e nell'applicare poi rivestimenti metallici (confinamento). Ma è evidente che le soluzioni vanno cercate caso per caso. Un oggettivo ostacolo al rispetto della legge è rappresentato dagli elevati costi di rimozione dell’amianto. Per questo, un piano di incentivi potrebbe rivelarsi ben più efficace della semplice repressione. Ma cosa potrebbe provocare l’amianto? Una delle malattie più frequenti è il mesotelioma, un gravissimo tumore che colpisce la pleura, il peritoneo (il sacco membranoso che racchiude l'intestino) e il pericardio. Se ne conoscono sia una forma benigna, sia una maligna particolarmente aggressiva, tanto che nelle casistiche la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari soltanto al due per cento, un dato veramente preoccupante che dovrebbe far riflettere.                                                                                          
Nella stragrande maggioranza dei casi la forma maligna è causata esclusivamente da esposizione all'amianto. In più aumenta di 5 volte il rischio di carcinoma polmonare nei fumatori.
Inoltre ci sono stati casi in cui mogli di operai addetti a lavorazioni dell'amianto erano andate incontro al tumore solo dovendo maneggiare le tute del marito, mentre quest'ultimo non aveva avuto conseguenze. Nel caso del mesotelioma, insomma, non è possibile definire una soglia di rischio, ossia un livello di esposizione così ridotto da essere innocuo e, in ogni caso, la suscettibilità individuale conta e non poco. Insomma abbiamo potuto vedere in un breve quadro come la presenza di amianto può rappresentare un problema per la nostra salute. Molto spesso però la società come anche i media sottovalutano questi aspetti focalizzando la propria attenzione su episodi marginali, come ad esempio il ritrovamento di 4-5 lastre di amianto nei boschi fuori dai centri abitati, quando, in pratica, l’amianto ce lo abbiamo in casa. Occorrerebbe, quindi, un’adesione di tutti i cittadini alla bonifica di questi siti in modo tale da garantire un adeguato controllo sullo stato di conservazione dei manufatti in questione.

Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 12 Marzo 2011

mercoledì 11 gennaio 2012

Basilicata ed inquinamento: Lo strano "caso" del Tenente Di Bello

C’è chi lo ha definito l’eroe delle Due Sicilie, chi eroe del nostro tempo, chi un tenente onesto, noi potremmo definirlo un “uomo dal profondo senso civico”. Stiamo parlando del Tenente Giuseppe Di Bello che negli ultimi tempi molta attenzione sta suscitando nei confronti dell’opinione pubblica a causa di una sospensione dal servizio di Polizia notificatogli dall’ex Assessore Regionale all’Ambiente, Santochirico, per aver reso pubbliche delle analisi riguardanti lo stato di inquinamento di una delle principali dighe della regione, il Pertusillo. Il reato che gli è stato supposto è quello di rilevazione di segreti d’ufficio eppure l’articolo 1 della Convenzione di Aarhus (firmata il 25 giugno 1998 e ratificata in Italia con legge 108/2001) dice espressamente che: ”al fine di contribuire a proteggere il diritto di ciascuno, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente consono ad assicurare la salute e il benessere,ogni parte garantisce il diritto di accesso alle informazioni,la partecipazione al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia di ambiente”. Noi della Redazione lo abbiamo incontrato per capirne di più.

Tenente Di Bello, ci può raccontare la sua dis-avventura?

“E’ il 5 gennaio del 2010, quando alle ore 18.13 ricevo una fax proveniente dalla Regione Basilicata, composto da otto pagine contenenti analisi chimiche effettuate dall’A.R.P.A.B relative alle acque di alcuni invasi lucani destinati al consumo umano. I risultati di tali analisi mi insospettiscono ecco perché il giorno successivo, 6 gennaio 2010, nonostante fossi in ferie mi reco di persona a constatare la situazione. Il giorno successivo, 7 gennaio 2010, notifico una ipotesi di reato per violazione al Decreto Legislativo 2 Febbraio 2001, n 31 relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Beh anziché andare a verificare se quello che stavo dicendo fosse vero o falso il giorno 12 gennaio 2010 l’allora Assessore Regionale all’Ambiente, Santochirico, inoltra una denuncia e soli tre giorni dopo, il 15 gennaio 2010, è già avviata una indagine contro di me. Incredulo da quanto mi stava accadendo il giorno 21 gennaio 2010, ero nuovamente in ferie,  mi reco ancora una volta presso la diga del Pertusillo per prelevare un altro campione d’acqua e successivamente procedo con le contro analisi. È da premettere che quel giorno gli invasi erano pieni, per cui le sostanze presenti dovevano essere maggiormente diluite, eppure si riscontravano dei superamenti di agenti inquinanti biologici come  coliformi,  streptococchi fecali ed escherichia coli, oltre alla presenza di sostanze chimiche tossiche come il boro e il bario con possibili conseguenze dannose per la salute pubblica. Nonostante i risultati delle contro analisi fossero eclatanti solo sei mesi più tardi l’A.R.P.A.B effettua nuovamente delle analisi con gli invasi a meno di metà. Questo fa capire come l’indagine contro di me è stata celere, iniziata il 15 gennaio 2010 e conclusasi con la sospensione per due mesi il 25 febbraio 2010, mentre il controllo sulla qualità delle acque sono state fatte con estremo ritardo. A nessuno è venuto in mente di chiedersi se stavo dicendo la verità, anzi, mi hanno dato perfino del pazzo con manie di protagonismo. Il GIP Rosa La Rocca nella sentenza dichiara espressamente che il sottoscritto assume degli atteggiamenti psicologici ritenuti pericolosi nell’interesse della salute da salvaguardare. Beh se avessi avuto manie di protagonismo anziché fare le analisi a gennaio quando gli invasi sono stracolmi, avrei potuto farle ad agosto quando gli invasi sono a meno della metà con un conseguente aumento dei valori inquinanti. Facendole a gennaio io volevo sostanzialmente trasferire con moderazione, ma con serietà, la verità. Ad invasi pieni le analisi che noi abbiamo fatto su quelle acque ci raccontavano che noi avevamo ragione. Queste sono cose che necessariamente devono gridare allo scandalo”.

Ma quando è apparsa l’alga rossa nella diga del Pertusillo che tipo di motivazioni hanno dato le istituzioni?

“Quando è apparsa l’alga rossa l’ex direttore generale dell’ARPAB di nomina politica disse che era per effetto meteo climatico. Successivamente una professoressa universitaria di Roma, Patrizia Albertano, grande esperta di alghe, dalle pagine di un noto quotidiano, precisa che l’effetto meteo climatico era una sciocchezza e che se quelle acque erano destinate al consumo umano andava necessariamente informata la popolazione e che non farlo sarebbe stato da criminali”.

C’è qualcuno che si è mosso in suo favore?

“Si sono intervenuti con  delle interrogazioni i consiglieri Aurelio Pace, Francesco Mollica oltre che l’onorevole Elisabetta Zamparutti, ma alle interrogazioni fatte a mio favore, ad oggi, non c'è stata nessuna risposta”.

Alla luce di tutto quello che è successo, se potesse tornare indietro rifarebbe tutto?

“Assolutamente si, io ritengo importantissimo il rispetto dell’ambiente e delle persone che ci vivono. Io avevo lanciato l’allarme il 7 gennaio 2010,  avevano sei mesi di tempo, potevano intervenire per evitare che venisse portato a più gravi conseguenze l'inquinamento e, invece, hanno preferito dare ascolto all'ex assessore regionale all'ambiente e non valutare quello che io gli stavo dicendo. Noi dovremmo chiedere ad una società trasparente, democratica, quello che è un nostro sacrosanto diritto, che è quello alla salute che è sancito anche  dall'articolo 32 della Costituzione Italiana. Gli Enti locali dovrebbero garantire la trasparenza dei dati, la comprensibilità a tutti degli stessi, dovrebbero aprire pubblici dibattiti su temi quali ad esempio le estrazioni petrolifere o la presenza di aziende che lavorano nel settore dello smaltimento dei rifiuti pericolosi o di aziende ad alto rischio ambientale, perché la popolazione ha il diritto di intervenire sulla sostenibilità ambientale. Se poi, invece, avviene una reazione così spropositata come è accaduto con me allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. Questo significa offendere la nostra intelligenza”.

Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 5 Marzo 2011