C’è chi lo ha definito l’eroe delle Due Sicilie, chi eroe del nostro tempo, chi un tenente onesto, noi potremmo definirlo un “uomo dal profondo senso civico”. Stiamo parlando del Tenente Giuseppe Di Bello che negli ultimi tempi molta attenzione sta suscitando nei confronti dell’opinione pubblica a causa di una sospensione dal servizio di Polizia notificatogli dall’ex Assessore Regionale all’Ambiente, Santochirico, per aver reso pubbliche delle analisi riguardanti lo stato di inquinamento di una delle principali dighe della regione, il Pertusillo. Il reato che gli è stato supposto è quello di rilevazione di segreti d’ufficio eppure l’articolo 1 della Convenzione di Aarhus (firmata il 25 giugno 1998 e ratificata in Italia con legge 108/2001) dice espressamente che: ”al fine di contribuire a proteggere il diritto di ciascuno, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente consono ad assicurare la salute e il benessere,ogni parte garantisce il diritto di accesso alle informazioni,la partecipazione al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia di ambiente”. Noi della Redazione lo abbiamo incontrato per capirne di più.
Tenente Di Bello, ci può raccontare la sua dis-avventura?
“E’ il 5 gennaio del 2010, quando alle ore 18.13 ricevo una fax proveniente dalla Regione Basilicata, composto da otto pagine contenenti analisi chimiche effettuate dall’A.R.P.A.B relative alle acque di alcuni invasi lucani destinati al consumo umano. I risultati di tali analisi mi insospettiscono ecco perché il giorno successivo, 6 gennaio 2010, nonostante fossi in ferie mi reco di persona a constatare la situazione. Il giorno successivo, 7 gennaio 2010, notifico una ipotesi di reato per violazione al Decreto Legislativo 2 Febbraio 2001, n 31 relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Beh anziché andare a verificare se quello che stavo dicendo fosse vero o falso il giorno 12 gennaio 2010 l’allora Assessore Regionale all’Ambiente, Santochirico, inoltra una denuncia e soli tre giorni dopo, il 15 gennaio 2010, è già avviata una indagine contro di me. Incredulo da quanto mi stava accadendo il giorno 21 gennaio 2010, ero nuovamente in ferie, mi reco ancora una volta presso la diga del Pertusillo per prelevare un altro campione d’acqua e successivamente procedo con le contro analisi. È da premettere che quel giorno gli invasi erano pieni, per cui le sostanze presenti dovevano essere maggiormente diluite, eppure si riscontravano dei superamenti di agenti inquinanti biologici come coliformi, streptococchi fecali ed escherichia coli, oltre alla presenza di sostanze chimiche tossiche come il boro e il bario con possibili conseguenze dannose per la salute pubblica. Nonostante i risultati delle contro analisi fossero eclatanti solo sei mesi più tardi l’A.R.P.A.B effettua nuovamente delle analisi con gli invasi a meno di metà. Questo fa capire come l’indagine contro di me è stata celere, iniziata il 15 gennaio 2010 e conclusasi con la sospensione per due mesi il 25 febbraio 2010, mentre il controllo sulla qualità delle acque sono state fatte con estremo ritardo. A nessuno è venuto in mente di chiedersi se stavo dicendo la verità, anzi, mi hanno dato perfino del pazzo con manie di protagonismo. Il GIP Rosa La Rocca nella sentenza dichiara espressamente che il sottoscritto assume degli atteggiamenti psicologici ritenuti pericolosi nell’interesse della salute da salvaguardare. Beh se avessi avuto manie di protagonismo anziché fare le analisi a gennaio quando gli invasi sono stracolmi, avrei potuto farle ad agosto quando gli invasi sono a meno della metà con un conseguente aumento dei valori inquinanti. Facendole a gennaio io volevo sostanzialmente trasferire con moderazione, ma con serietà, la verità. Ad invasi pieni le analisi che noi abbiamo fatto su quelle acque ci raccontavano che noi avevamo ragione. Queste sono cose che necessariamente devono gridare allo scandalo”.
Ma quando è apparsa l’alga rossa nella diga del Pertusillo che tipo di motivazioni hanno dato le istituzioni?
“Quando è apparsa l’alga rossa l’ex direttore generale dell’ARPAB di nomina politica disse che era per effetto meteo climatico. Successivamente una professoressa universitaria di Roma, Patrizia Albertano, grande esperta di alghe, dalle pagine di un noto quotidiano, precisa che l’effetto meteo climatico era una sciocchezza e che se quelle acque erano destinate al consumo umano andava necessariamente informata la popolazione e che non farlo sarebbe stato da criminali”.
C’è qualcuno che si è mosso in suo favore?
“Si sono intervenuti con delle interrogazioni i consiglieri Aurelio Pace, Francesco Mollica oltre che l’onorevole Elisabetta Zamparutti, ma alle interrogazioni fatte a mio favore, ad oggi, non c'è stata nessuna risposta”.
Alla luce di tutto quello che è successo, se potesse tornare indietro rifarebbe tutto?
“Assolutamente si, io ritengo importantissimo il rispetto dell’ambiente e delle persone che ci vivono. Io avevo lanciato l’allarme il 7 gennaio 2010, avevano sei mesi di tempo, potevano intervenire per evitare che venisse portato a più gravi conseguenze l'inquinamento e, invece, hanno preferito dare ascolto all'ex assessore regionale all'ambiente e non valutare quello che io gli stavo dicendo. Noi dovremmo chiedere ad una società trasparente, democratica, quello che è un nostro sacrosanto diritto, che è quello alla salute che è sancito anche dall'articolo 32 della Costituzione Italiana. Gli Enti locali dovrebbero garantire la trasparenza dei dati, la comprensibilità a tutti degli stessi, dovrebbero aprire pubblici dibattiti su temi quali ad esempio le estrazioni petrolifere o la presenza di aziende che lavorano nel settore dello smaltimento dei rifiuti pericolosi o di aziende ad alto rischio ambientale, perché la popolazione ha il diritto di intervenire sulla sostenibilità ambientale. Se poi, invece, avviene una reazione così spropositata come è accaduto con me allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. Questo significa offendere la nostra intelligenza”.
Articolo di Luca Santoro tratto dal settimanale Controsenso Basilicata del 5 Marzo 2011